Ed infatti questo mi è capitato mentre parlavo amabilmente con un “vecchio” amico a proposito di questioni giallorosse, uno di quei tifosi da tenersi stretto stretto perché rappresenta la famosa memoria storica. Ma avete mai provato a parlare con personaggi di rango, i quali forti della loro venerabile età ti coinvolgono in racconti ed esperienze passate che dolcemente ti avvolgono, ti prendono per mano e fanno volare in alto i tuoi pensieri, l’avete mai vissuta questa meravigliosa avventura ? Ognuno di questi tifosi rappresenta un tesoro al quale non è possibile rinunciare, per forza di cose i loro ricordi sono di importanza vitale ed il riuscire a non farli disperdere significherebbe un salvataggio di grande spessore storico, per il sottoscritto per esempio avere ancora affianco papà vorrebbe dire non solo una gioia immensa per ovvi motivi, ma anche perché mi consentirebbe di ascoltare le sue esperienze da tifoso “vecchio stile” in modo diverso. Da lui ho raccolto in pratica le classiche briciole, perché si sa, quando si è giovanotti non si trova mai uno scampolo di tempo per ascoltare i propri genitori, con quei loro discorsi superati che sembrano fatti apposta per annoiarti mentre ci brucia la terra sotto i piedi !!! Che furbi che siamo… Eppure è proprio grazie a mio padre se il nome di questo bar non mi era sconosciuto, questo perché la domenica ci si passava davanti quando con la famiglia si andava a casa di amici a pranzo ed a sentire alla radio le partite…già vi vedo sogghignare sotto i baffi… la famiglia, …a pranzo da amici,… il calcio alla radio, maledizione, tutte cose oramai morte e sepolte, vero ?? Ma ritorniamo a noi, perché proprio alla radio ? In primis perché il calcio antico, stiamo parlando dei primi anni ’60, era solo lì che ti faceva avere sue notizie, ma anche ammessa, una eventuale alternativa sarebbe stata inutile perché con il compare Adelmo, un grande, grandissimo tifoso giallorosso, il destino era stato crudele privandolo della vista. Per quanto mi riguarda avrò sempre davanti agli occhi la sua immagine allegra, caciarona, tipicamente romana, lo vedo seduto sulla sua inseparabile sedia affianco al mobile di legno e sopra la radio, era cieco è vero, ma vedeva col cuore ed attraverso il cuore partecipava senza nessun problema, la sua gioia ai goal era inebriante, disarmante invece la sua filosofia davanti alle reti subite, mai il benché minimo dubbio, la rimonta è sempre possibile. Appare chiaro come all’epoca il detto storico : “ La Roma non si discute, si ama” fosse già il nostro pane quotidiano, ed io questo pane…mangiavo mentre crescevo. Ma ritorniamo al nostro bar Ferruccio, ciò che colpiva la mia attenzione quando con il fido 1100 transitavamo davanti erano le bandiere esposte fuori ed il capannello dei tifosi fuori che discutevano e commentavano le partite terminate da poco, ed è proprio con queste immagini che l’inesorabile oblio ha sepolto il tutto nella mia memoria, ma badate bene, ho detto sepolto non cancellato… Gli anni poi sono volati via come il vento, la mia vita di tifoso è proseguita facendo grossi passi in avanti, tutto sembrava più o meno tranquillo fino a quando un paio di mesi fa ho avuto, appunto, il piacere di parlare, anzi di ascoltare il mio “vecchio” amico e tra una trasferta e l’altra è saltato fuori, non ricordo neanche come, stò beneretto bar. All’inizio il nome non mi diceva nulla, il primo sobbalzo l’ho fatto quando il mio amico Vittorio l’ha collocato visivamente: “…hai presente l’Appia in direzione S. Giovanni, imbocchi P.za Re di Roma e prima di svoltare di nuovo su via Appia c’era il bar…”. E’ stato a quel punto che qualcosa, senza che me ne accorgessi, ha iniziato a mettersi in moto, quando poi ha aggiunto: “…ma si Stè, quello che teneva esposte le bandiere della Roma…”, tutto si è delineato e in un attimo quel lontano periodo della mia vita si è riaffacciato prepotente nella mente, e mentre cercavo di riordinare le idee il buon Vittorio è andato ancora più indietro nel tempo (l’aspetto anagrafico in questo senso ha una rilevanza…importante) ed ha esordito aggiungendo: “…l’anno sarà stato il 1957, massimo 1958, il bar Ferruccio era già un covo di lupi, noi di zona ci trovavamo sempre lì e naturalmente la domenica era la madre di tutte le battaglie perché prima c’era l’ascolto generale delle partite alla radio e subito a seguire gli interminabili commenti, era il nostro punto di riferimento e non si parlava d’altro che di Roma, e poi avresti dovuto vedere cosa accadeva quando si giocava col Napoli !!”. A quel punto le mie orecchie hanno assunto l’aspetto di un radar, capirai, già si stava parlando di ricordi che mi coinvolgevano, in più avevo la netta sensazione che stesse calando un bel poker, puntuale infatti proseguì : “…devi sapere caro Stefano che all’epoca i pulman provenienti da Napoli passavano per la via Appia, transitavano cioè dentro la città senza nessun tipo di scorta, e quando incrociavano all’altezza di P.za Re di Roma gruppi di tifosi romanisti, segno questo che evidentemente fin da allora non scorreva buon sangue tra le opposte schiere, raccolti i sassi della massicciata del tram li lanciavano contro le fiancate e poi giù botte se quelli avessero accennato a scendere. Non era uno spettacolo edificante e capitava che qualcuno si facesse male sul serio, ma non c’era nulla da fare, la voglia di fare casino era più forte ed i pulman dei napoletani troppo invitanti…”. A dirla così sembra un niente, in realtà quel giorno si è parlato per più di due ore, rivelatesi proficue ed estremamente positive grazie alle quali ho ulteriormente arricchito la mia, pur sempre modestissima, conoscenza di storie lontane nel tempo ma vicine, molto vicine al cuore del tifoso. Tanto vicine che in una fredda, ma luminosa, mattinata di fine Gennaio 2005 ho preso la mia fedele macchina fotografica e col mio due ruote sono voluto ritornare proprio lì, a P.za Re di Roma, per rinfrescarmi la memoria ed è stato comunque importante perché, anche se lo storico bar Ferruccio non c’è più, ho riassaporato il mio amato ed antico calcio, fatto di ricordi lontani e di emozioni irripetibili, quello che cerchiamo di riscoprire insieme.
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